Una poesia che torna al classico, al rumore polveroso dei padri. Una poesia che parla d'amore, di cornuti e grandi puttane, di dame leggere che spargono profluvi di vita ed eccitano i sensi tamarri. Si però, anche una poesia che racconti le ferite della vita e dei morbi oscuri e la sua virtù taumaturgica di guarire i solchi profondi dell'incerto. Certo però una poesia che dia voce ai dannati della terra , alle ansie della riva affollata, alle speranze di novelli Enea vestiti di stracci . Una poesia aulica se volete, ridicola e pomposa, che insegue il candore celestiale dopo risse furibonde e sbronze allegre. Una compagna di tribolazioni e di sberleffi autoironici. Un rincorrere passioni carnali e gemiti lagnosi che giurano fedeltà ed eterno amore. Insomma una brutta copia di una vera poesia
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