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Una poesia

Una poesia che torna al classico, al rumore polveroso dei padri.
Una poesia che parla d'amore, di cornuti e grandi puttane,
di dame leggere che spargono profluvi
di vita ed eccitano i sensi tamarri.
Si però, anche una poesia che  racconti le ferite della vita
e dei morbi oscuri
e la sua virtù taumaturgica di guarire i solchi profondi dell'incerto.
Certo però una poesia che dia voce ai dannati della terra,
alle ansie della riva affollata,
alle speranze di novelli Enea vestiti di stracci.
Una poesia aulica se volete, ridicola e pomposa,
che insegue il candore celestiale dopo risse furibonde
e sbronze allegre.
Una compagna di tribolazioni
e di sberleffi autoironici.
Un rincorrere passioni carnali
e gemiti lagnosi che giurano fedeltà
ed eterno amore.
Insomma una brutta copia di una vera poesia

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  Tutto degrada tranne la vergogna, nei cuori di tenebra non c'è vergogna. Vergogna è ansimare di cupi teatranti e sentimenti di mezzi uomini. Vergogna è anima di agnello sfuggito al latrare dei cani, vergogna è il ciglio abbassato del superuomo e il desiderio di morire restando vivi   Voglio seppellire la vergogna nell'oscurità del borgo   e nella gaiezza dei conventi , voglio dimenticare il sangue, il lavacro degli dei, le colpe del mondo profondo e tetro.

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