In effetti il difetto maggiore, se
così si può dire, di questa pellicola è forse il suo maggiore pregio: il film mostra una
realtà parzialmente dissociata, dove l'elemento distopico invade la
realtà, fatta di persone "normali" con i comuni difetti della gente che di questa distopia si nutre. Le persone ordinarie infatti pur
essendo mediamente migliori delle elite che le comanda, sono
ugualmente il riflesso della loro stupidità. Diversamente il film
avrebbe dovuto avere un taglio più realistico con maggiore suspense, con uno
sbilanciamento non voluto e un registro più stereotipato
"L'infame involontario" è un membro di una ristretta categoria di persone, di per sè non necessariamente disoneste intellettualmente. L'infame involontario però è pur sempre un infame, oggettivamente spregevole nel suo esprimersi e nella costruzione delle sue tesi. A differenza dell'infame "volontario" soggettivamente infame, che coltiva la sua infamia in piena sintonia con la sua personalità, senza alcun senso di colpa ed è totalmente asservito alle esigenze del potere, l'infame involontario ha una storia travagliata alle spalle, fatta di conflitti interiori, di esperienze al limite, spesso contrassegnate dalla violenza come emersione di un percorso interiore in cui il parassita della doverizzazione ha imposto scelte radicali seppur sofferte. Parliamo di una visione della giustizia universale dove si impone la scelta di stare dalla parte del più debole e degli sfruttati senza fare sconti alla propria coscienza, consapevoli di dover compiere scelte ...
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