Images of absences.
Deaf noises and croaked voices from the last cigarette.
Timeless reproaches, with the smile and anger of those in charge.
Manly gestures, beatings and human sacrifices of those who believe in blind tradition,
but invokes with a squinting eye the care of modernity.
Affectionate glances that dissolve the dark halos of fear. How boring and how grateful.
I see her coming towards me with the gaze of one who protects you
and caresses you with deception.
I invoke forgiveness and blank stares
to escape the grip of motherly love. What about the resentment I feel
All this is pain of absence
and a painting with dark spots on a rust-coloured wall
"L'infame involontario" è un membro di una ristretta categoria di persone, di per sè non necessariamente disoneste intellettualmente. L'infame involontario però è pur sempre un infame, oggettivamente spregevole nel suo esprimersi e nella costruzione delle sue tesi. A differenza dell'infame "volontario" soggettivamente infame, che coltiva la sua infamia in piena sintonia con la sua personalità, senza alcun senso di colpa ed è totalmente asservito alle esigenze del potere, l'infame involontario ha una storia travagliata alle spalle, fatta di conflitti interiori, di esperienze al limite, spesso contrassegnate dalla violenza come emersione di un percorso interiore in cui il parassita della doverizzazione ha imposto scelte radicali seppur sofferte. Parliamo di una visione della giustizia universale dove si impone la scelta di stare dalla parte del più debole e degli sfruttati senza fare sconti alla propria coscienza, consapevoli di dover compiere scelte ...
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