Noi siamo morti,
La nostra nazione,
la nostra grazia,
la
nostra anima,
sono morte.
Un cimitero di sagome belligeranti,
ma dagli
artigli di fuliggine nera.
Ci importa del ronzio funesto
dei social,
del padel con gli amici,
nemmeno fosse un rito di
passaggio,
dell'occhio vigile del cameriere
che serve portate all'uscita
del sepolcro.
Ci importa di pagare meno tasse,
di urlare negli stadi
o
nelle stanze piene di ricordi ingialliti e
di odori di giglio e
malavoglia, ma siamo morti.
Siamo morti e bussiamo instupiditi alla porta del sobrio
per
il bicchiere della staffa.
Siamo morti, ma
aspettiamo l'eterno ritorno,
per scontare le nostre attese di giostre
infernali e
l'indifferenza per le vittime del futuro
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