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Non giudico

Io non giudico

Non giudico gli attimi di rabbia e i sussurri del ruffiano.
 
Non giudico l'alito di vento che imprigiona vapori tossici e 
 
l'orizzonte imbrunito. 
 
Non giudico il libro maestro del ragazzo di strada;
 
Non giudico il diverso stare al mondo e 
 
l'ansia del trans nei vicoli malsani della città 
 
con le sue nudità  d'accatto.
 
Non giudico il fardello del passato e 
 
le scarpe cigolanti di padri che comprano 
 
cibi da poco prezzo al discount.
 
 
Non giudico il desiderio di fuga e l'ignoranza del male. 
 
Io non giudico lo scorrere dell'acqua 
 
e lo sguardo di un assassino, 
 
il lamento delle madri e le scorie di una vita miserevole. 
 
 
Non giudico le ferite liberatorie della ragazza borderline. 
 
Non giudico la mancanza di scopi, 
 
né la febbre del fanatico. 
 
Non giudico me stesso, 
 
solo le stanche ripetizioni

 

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Vergogna

  Tutto degrada tranne la vergogna, nei cuori di tenebra non c'è vergogna. Vergogna è ansimare di cupi teatranti e sentimenti di mezzi uomini. Vergogna è anima di agnello sfuggito al latrare dei cani, vergogna è il ciglio abbassato del superuomo e il desiderio di morire restando vivi   Voglio seppellire la vergogna nell'oscurità del borgo  e nella gaiezza dei conventi, voglio dimenticare il sangue, il lavacro degli dei, le colpe del mondo profondo e tetro.

La violenza

È tempo ormai che ho smesso di menare le mani, ma posso sempre ricominciare, in fondo diceva l'amico dei bassifondi è come andare in bicicletta. Non sopporto l'ombra nera che avvolge tutto e offusca ogni memoria di ponti sull'acqua e di maldestri abboccamenti di femmine  col cuore in affanno. Non sopporto la vigliaccheria che ti avvelena l'animo e proietta immagini della violenza benedetta dal cattivo maestro o usata come un destino di pietra dal sicario dell'ultima serie TV, surrogati della forza interiore dell'Übermensch. Eppure è lì, nella violenza, nell'amaro in bocca, nei rimpianti e nel ruggito dell'eroe che intravedi la salvezza e l'onore

Giano Bifronte

Giano bifronte, betulle di sangue e memorie dell'orbo di sotto. Guerra di orridi consigli e coscienze disperse nei vicoli di Leopoli. Donne del Donbass che fabbricavano bombe per il partito, vecchie, rancorose ormai, aspettare sull'uscio di casa la benevolenza di donne col saio e uomini accalorati. Giano bifronte, Gaza non vale una messa e nemmeno la pietà di infami belanti. Polvere di mattoni, rotte di fumo e sangue atteso. Pianure, pianure, detriti, memorie cancellate, volte di cannoni. Normalità cancellata la domenica della partita e delle risa di donne, freni stridenti del carretto dei bambini. Camici insanguinati dei tirocinanti dell'est, bravi medici, e padri e figli del rancore. Gaza, Ucraina, Ucraina, Gaza, la notte dei corvi viventi spazza via ogni ragione complice, prigionieri del vento oblungo. Giano bifronte, infami flagelli che non coprono le urla di madri, sedano con l'alcol e cattivi presagi la coscienza del secolo breve