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Anime sorde

Due sono le anime feroci
che ribollono nel dannato brulicare nell'inconscio
torrido e infame del popolo
e che servono i politici astuti.
La prima è quella che si nutre
dell'immagine diafana,
come in un quadro con una cornice
di ciottoli colorati,
del giardino o dell'isola felice.
Se mi parli di giardino o di isola
i volti scuri che chiedono asilo
e vendetta per i torti subiti
non possono che apparire rovi spinosi
molesti che divorano il prato
come un morbo incattivito o un brulichio di vermi.
Calpestano le calle
e pasteggiano fra le aiuole i maledetti.
L'isola felice è poi quel tratto di anima,
di dolci carezze, di sole
che porta promesse di immortalità
e dei riflessi blu della tua donna,
che è solo tuo e di nessun altro.
Capite che appellarsi alla bontà non serve a nulla.
In tutto questo c'è tanto della polvere cupa dell'Übermensch
e di un malinteso riflesso di difesa.
La seconda anima, la discordia perenne
è simile alla prima, ma vive nel terrore di donne velate
e di spasmodici effluvi di cumino
e pretende sicurezza a tutti i costi.  
Qui gli zingari felici sono nemici,
i falsi assistenti sociali
che ingannano gli anziani per derubarli,
e i ladri di memorie
nelle case dei poveri,
chiamano vendetta.
Qui si misura un io stanco, afflitto da nevrosi
stupefatte, che cerca il riscatto
per i propri impulsi inconfessabili
con fantasie di pogrom contro gli straccioni.
Questa è l'eterna linfa della destra di fuori
e di quella interiore

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