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Ira

Leggiamo con gusto velenoso 
di donne piccole e uomini piccoli
del mondo dello spettacolo, grandi cantori
della nostra piccolezza,  della grandezza delle loro piscine  
e dei loro flirt di merda,
leggiamo delle loro ansie, dei loro periodi bui,
delle corna sottilmente piegate
a una psicologia da recalcati,
di come la sfangano coi loro commercialisti.
Chissenefrega della melma
e del tripudio  di questi semidei impuniti,
delle  loro aureole di plastica,
di navigati figli di puttana,
del glamour tintinnante
e del colore vermiglio delle loro labbra,
che nascondono sorrisi ammiccanti al codazzo nel red carpet.
Andate affanculo
Poi muiono persone grandi
dal piccolo riverbero di corpi
ma dal grande sfavillare di miraggi placidi
e amorevoli.
Muiono amici del piccolo mondo antico,
che leggi su facebook,
e si, cogli il senso delle cose,
ti stordisci, preso dal candore futile,
dell'infinito numero di universi
con infinite storie, che vacillano
ma resistono con orgoglio all'anonimo
sepolcrale,
allo svanire lento
come lacrime in una pioggia tossica
e sporca di fango
e di petrolio.
Questo è il mio mondo,
il loro è un miraggio che spero non si avveri,
anche se mi tenta.
Qui la chiusa non c'è,
qui la chiusa è il mondo che verrà,
se verrà  
 

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Vergogna

  Tutto degrada tranne la vergogna, nei cuori di tenebra non c'è vergogna. Vergogna è ansimare di cupi teatranti e sentimenti di mezzi uomini. Vergogna è anima di agnello sfuggito al latrare dei cani, vergogna è il ciglio abbassato del superuomo e il desiderio di morire restando vivi   Voglio seppellire la vergogna nell'oscurità del borgo  e nella gaiezza dei conventi, voglio dimenticare il sangue, il lavacro degli dei, le colpe del mondo profondo e tetro.

La violenza

È tempo ormai che ho smesso di menare le mani, ma posso sempre ricominciare, in fondo diceva l'amico dei bassifondi è come andare in bicicletta. Non sopporto l'ombra nera che avvolge tutto e offusca ogni memoria di ponti sull'acqua e di maldestri abboccamenti di femmine  col cuore in affanno. Non sopporto la vigliaccheria che ti avvelena l'animo e proietta immagini della violenza benedetta dal cattivo maestro o usata come un destino di pietra dal sicario dell'ultima serie TV, surrogati della forza interiore dell'Übermensch. Eppure è lì, nella violenza, nell'amaro in bocca, nei rimpianti e nel ruggito dell'eroe che intravedi la salvezza e l'onore

Giano Bifronte

Giano bifronte, betulle di sangue e memorie dell'orbo di sotto. Guerra di orridi consigli e coscienze disperse nei vicoli di Leopoli. Donne del Donbass che fabbricavano bombe per il partito, vecchie, rancorose ormai, aspettare sull'uscio di casa la benevolenza di donne col saio e uomini accalorati. Giano bifronte, Gaza non vale una messa e nemmeno la pietà di infami belanti. Polvere di mattoni, rotte di fumo e sangue atteso. Pianure, pianure, detriti, memorie cancellate, volte di cannoni. Normalità cancellata la domenica della partita e delle risa di donne, freni stridenti del carretto dei bambini. Camici insanguinati dei tirocinanti dell'est, bravi medici, e padri e figli del rancore. Gaza, Ucraina, Ucraina, Gaza, la notte dei corvi viventi spazza via ogni ragione complice, prigionieri del vento oblungo. Giano bifronte, infami flagelli che non coprono le urla di madri, sedano con l'alcol e cattivi presagi la coscienza del secolo breve