Quando sei giovane,
divorato dal fuoco dell'impotenza
e dal bisogno di stravolgere un presente
saturo di pulsioni addomesticate,
ti prende forte l'invidia per la fermezza
e la forza delle canaglie.
Vorresti il brivido infernale della violenza,
lo sguardo infuocato dell'eretico
e la pace del giustiziere
e del ladro.
Perché sei debole.
Solo un debole invidia la canaglia.
La canaglia non ha motivo di invidiare quelli come lui,
è quello che è
e non si chiede perché,
né desidera altro se non quello
che l'istinto canaglia
e la sua perizia gli concede.
Quando sei vecchio
smetti di invidiare la canaglia
e ti chiedi solo come passare il tempo
che ti rimane.
Se sollecitando la mente
con piaceri fatti di immagini tremolanti,
di nostalgie della donna guerriera
e di desideri di vendetta,
o rivolgendoti agli affetti
e vivere per essi,
ignorando la perfidia del tempo.
Oppure ti chiedi
se non è il caso di fare qualcosa di buono
per chi affolla le nebbie sconsolate del mondo
e i deserti brulicanti di peluche riarsi dal sole
Tutto degrada tranne la vergogna, nei cuori di tenebra non c'è vergogna. Vergogna è ansimare di cupi teatranti e sentimenti di mezzi uomini. Vergogna è anima di agnello sfuggito al latrare dei cani, vergogna è il ciglio abbassato del superuomo e il desiderio di morire restando vivi Voglio seppellire la vergogna nell'oscurità del borgo e nella gaiezza dei conventi, voglio dimenticare il sangue, il lavacro degli dei, le colpe del mondo profondo e tetro.
Commenti
Posta un commento