La poesia espressione,
di fragili corpi anoressici in cerca
di sistemi affabili e psicoterapeuti dell'oltre il giardino.
Crepuscolare annebbiare le cornici di mangrovie
che stemperano il luttuoso ricercare la fine dei tempi
e l'orrore retorico del "io credo che, ma la questione è complessa"
Imagismo del dire il dolore, limpido e chiaro
e svenderlo su una tela di mosche sanguinanti, l'art pour l'art,
fra le note di ukuleli gracchianti.
Poesia come carta di giornale
per avvolgere crani avvizziti e
rimasugli di buone intenzioni,
Abbagli di messe, sorellanze disperate,
pietà materne per l'imbroglio alla biologia.
Poesia, si trasforma l'inerte scellarato
e banale
si curano ferite con giochi di parole
"L'infame involontario" è un membro di una ristretta categoria di persone, di per sè non necessariamente disoneste intellettualmente. L'infame involontario però è pur sempre un infame, oggettivamente spregevole nel suo esprimersi e nella costruzione delle sue tesi. A differenza dell'infame "volontario" soggettivamente infame, che coltiva la sua infamia in piena sintonia con la sua personalità, senza alcun senso di colpa ed è totalmente asservito alle esigenze del potere, l'infame involontario ha una storia travagliata alle spalle, fatta di conflitti interiori, di esperienze al limite, spesso contrassegnate dalla violenza come emersione di un percorso interiore in cui il parassita della doverizzazione ha imposto scelte radicali seppur sofferte. Parliamo di una visione della giustizia universale dove si impone la scelta di stare dalla parte del più debole e degli sfruttati senza fare sconti alla propria coscienza, consapevoli di dover compiere scelte ...
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