Definitivo,
una frase secca, grondante di senso,
che scioglie
il pallore della rivoluzione.
Incitamento,
messaggio imbonitore,
recide il malcontento
con lame rotanti,
aggiudica morale e senso
del vivere, guardando
il sole degli antenati.
Non usare personalismi,
non perchè non esista l'io
con le fronde del disonore,
esiste, ma è patetico.
Non io, si vuole essere impersonali
scrutare il buio,
intuito di erbe disseccate
e servite fredde.
Madri che imprecano
l'ultima jacquerie di figli molesti.
Padri che sorseggiano vino scadente per sedare l'ansia delle attese di dialogo.
Figli che assaporano il gusto dell'offesa,
senza riguardo, nè comprensione
per le spalle ricurve,
eroi per un giorno, esentati dai sensi di colpa per i loro ghigni compiaciuti.
Non ci sono personalismi,
solo maldestri tentativi
Tutto degrada tranne la vergogna, nei cuori di tenebra non c'è vergogna. Vergogna è ansimare di cupi teatranti e sentimenti di mezzi uomini. Vergogna è anima di agnello sfuggito al latrare dei cani, vergogna è il ciglio abbassato del superuomo e il desiderio di morire restando vivi Voglio seppellire la vergogna nell'oscurità del borgo e nella gaiezza dei conventi, voglio dimenticare il sangue, il lavacro degli dei, le colpe del mondo profondo e tetro.
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