Definitivo,
una frase secca, grondante di senso,
che scioglie
il pallore della rivoluzione.
Incitamento,
messaggio imbonitore,
recide il malcontento
con lame rotanti,
aggiudica morale e senso
del vivere, guardando
il sole degli antenati.
Non usare personalismi,
non perchè non esista l'io
con le fronde del disonore,
esiste, ma è patetico.
Non io, si vuole essere impersonali
scrutare il buio,
intuito di erbe disseccate
e servite fredde.
Madri che imprecano
l'ultima jacquerie di figli molesti.
Padri che sorseggiano vino scadente per sedare l'ansia delle attese di dialogo.
Figli che assaporano il gusto dell'offesa,
senza riguardo, nè comprensione
per le spalle ricurve,
eroi per un giorno, esentati dai sensi di colpa per i loro ghigni compiaciuti.
Non ci sono personalismi,
solo maldestri tentativi
Ikigai Sotto il fusto dell'olmo , carezzati da brezze unte di resti avari e odori della periferia. Il senso di che. Le medaglie che mostriamo sono antiche promesse di guerra, di eroismo e di sangue, sopra strade lastricate di mosaici sulla via di Santiago . Eppure ci piaceva l'odore della polvere da sparo, le corse vertiginose e le notti passate a bere e a costruire fantasie di donna. Penso al senso del tutto, raccontato nella novella del solito Sabato, tutti stretti fra le spire di fumo di sigaretta e la noia per il mattino di sudore. La sera finalmente si beve di nuovo, le angoscie scivolano nell'ombra di suono, il solito locale, infestato di sguardi untuosi e di capelli esageratamente ispidi e raccolti. Ikigai, si rinnova la promessa, ma il tempo scorre leggero fra le nuvole della montagna e il viaggio di Agosto verso la Catalogna . Ci rivedremo a contare gli anni che mancano ...
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