I cannot find the dimension of waiting,
that industrious boredom
that accompanies the snapping of fingers
and arches the outstretched back to the smells of the street
and the harassing flight of the fly.
I would grasp the infinite in the surly clouds
and their swirling gardens.
Perhaps I will listen to the sounds of footsteps
of barefoot Salesians
clamouring for attention
for the mortal remains of migrants
and murderers of short memory.
Perhaps I will dance in the taverns
greasy and full of crumbling rubble
by the verbose neglect of bent old men.
Perhaps I will open debates
on the new found friend's cinema,
tales about the tyranny of time
and the scent of vaginas well-disposed to boors gazes.
Maybe I'll order a pizza
"L'infame involontario" è un membro di una ristretta categoria di persone, di per sè non necessariamente disoneste intellettualmente. L'infame involontario però è pur sempre un infame, oggettivamente spregevole nel suo esprimersi e nella costruzione delle sue tesi. A differenza dell'infame "volontario" soggettivamente infame, che coltiva la sua infamia in piena sintonia con la sua personalità, senza alcun senso di colpa ed è totalmente asservito alle esigenze del potere, l'infame involontario ha una storia travagliata alle spalle, fatta di conflitti interiori, di esperienze al limite, spesso contrassegnate dalla violenza come emersione di un percorso interiore in cui il parassita della doverizzazione ha imposto scelte radicali seppur sofferte. Parliamo di una visione della giustizia universale dove si impone la scelta di stare dalla parte del più debole e degli sfruttati senza fare sconti alla propria coscienza, consapevoli di dover compiere scelte ...
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