Sto sulle orme dell'assassino,
un alito di vento riconcorre passioni spiritate
e albe irrorate dall'odore del cumino.
Grazie alla civiltà di deboli rancori e serate pavide davanti al focolare
l'assassino prende la forma di un fantasma che rincorre la letizia
e rimprovera le giovani donne per le loro risa amare.
Donne che nascondono tenere chiome e rimproveri di civiltà aliene
sicure che la dolcezza e la remissività sia il riscatto da pagare per i propri figli.
Scendono mute, accaldate e stanche, cariche di monili e orme innocenti di cui le città di Dio sono piene
"L'infame involontario" è un membro di una ristretta categoria di persone, di per sè non necessariamente disoneste intellettualmente. L'infame involontario però è pur sempre un infame, oggettivamente spregevole nel suo esprimersi e nella costruzione delle sue tesi. A differenza dell'infame "volontario" soggettivamente infame, che coltiva la sua infamia in piena sintonia con la sua personalità, senza alcun senso di colpa ed è totalmente asservito alle esigenze del potere, l'infame involontario ha una storia travagliata alle spalle, fatta di conflitti interiori, di esperienze al limite, spesso contrassegnate dalla violenza come emersione di un percorso interiore in cui il parassita della doverizzazione ha imposto scelte radicali seppur sofferte. Parliamo di una visione della giustizia universale dove si impone la scelta di stare dalla parte del più debole e degli sfruttati senza fare sconti alla propria coscienza, consapevoli di dover compiere scelte ...
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