Una vena antiromantica
spara pallottole vere sulla rotta atlantica.
Niente lacrime e io ritorti,
struggenti pensieri, lamenti e rivoli contorti.
Nessuno spazio per piagnistei
e invocazioni agli dei.
Solo un io generale e astratto
su cui poggiare le pietre eterne di
un mondo contraffatto.
Basta romantiche lune, ricordi di baci traditi,
lamenti da liceale imbevuti di teneri pensieri.
Misera me, misero me, il mondo grande e terribile, ma per me solo fuochi fatui
e un destino amaro che non risarcisce il malumore.
Basta
Avete rotto il cazzo
"L'infame involontario" è un membro di una ristretta categoria di persone, di per sè non necessariamente disoneste intellettualmente. L'infame involontario però è pur sempre un infame, oggettivamente spregevole nel suo esprimersi e nella costruzione delle sue tesi. A differenza dell'infame "volontario" soggettivamente infame, che coltiva la sua infamia in piena sintonia con la sua personalità, senza alcun senso di colpa ed è totalmente asservito alle esigenze del potere, l'infame involontario ha una storia travagliata alle spalle, fatta di conflitti interiori, di esperienze al limite, spesso contrassegnate dalla violenza come emersione di un percorso interiore in cui il parassita della doverizzazione ha imposto scelte radicali seppur sofferte. Parliamo di una visione della giustizia universale dove si impone la scelta di stare dalla parte del più debole e degli sfruttati senza fare sconti alla propria coscienza, consapevoli di dover compiere scelte
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