Bisogna guarire dalla febbre dell'individuo solitario,
sub specie eccetera...
dio dei vicoli del malaffare e dei paramenti sacri della menzogna e dell'ignoranza.
Bisgona guarire dai tremori malarici dell'intimità,
dallo stridio delle catene che ti conduce su strade piene di ninnoli insanguinati.
Occorre la cura dell'infinito,
la pupilla dilatata del tossico
che ha smesso mollemente di riflettere sul proprio destino;
del guardare lo scorrere placido del fiume
e ascoltare le sciocche cantilene del vento.
Occorre immaginare una vecchiaia di saggi propositi,
di elogio delle cantine e dei mandorli in fiore
Esistiamo per noi stessi e per pochi altri, parenti amici e testimoni della rotta oscura. Tutto ciò nella bufera sommessa della ricerca di un nuovo linguaggio. Non lo trovo questo nuovo linguaggio, se non nelle note sconnesse di un pomeriggio di ricordi tristi, per cui non rompetemi l'anima, io parlo con la mente rivolta ai disperati. Mi dispiace solo che l'esistenza sia una nebulosa con pochi pixel. Vorremmo esistere, ma abbiamo poche prove dell'evidenza di un bagliore di anime
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