Bisogna guarire dalla febbre dell'individuo solitario,
sub specie eccetera...
dio dei vicoli del malaffare e dei paramenti sacri della menzogna e dell'ignoranza.
Bisgona guarire dai tremori malarici dell'intimità,
dallo stridio delle catene che ti conduce su strade piene di ninnoli insanguinati.
Occorre la cura dell'infinito,
la pupilla dilatata del tossico
che ha smesso mollemente di riflettere sul proprio destino;
del guardare lo scorrere placido del fiume
e ascoltare le sciocche cantilene del vento.
Occorre immaginare una vecchiaia di saggi propositi,
di elogio delle cantine e dei mandorli in fiore
"L'infame involontario" è un membro di una ristretta categoria di persone, di per sè non necessariamente disoneste intellettualmente. L'infame involontario però è pur sempre un infame, oggettivamente spregevole nel suo esprimersi e nella costruzione delle sue tesi. A differenza dell'infame "volontario" soggettivamente infame, che coltiva la sua infamia in piena sintonia con la sua personalità, senza alcun senso di colpa ed è totalmente asservito alle esigenze del potere, l'infame involontario ha una storia travagliata alle spalle, fatta di conflitti interiori, di esperienze al limite, spesso contrassegnate dalla violenza come emersione di un percorso interiore in cui il parassita della doverizzazione ha imposto scelte radicali seppur sofferte. Parliamo di una visione della giustizia universale dove si impone la scelta di stare dalla parte del più debole e degli sfruttati senza fare sconti alla propria coscienza, consapevoli di dover compiere scelte ...
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