Accetterò lezioni solo da chi ha fatto la guerra,
quelli sporchi del sangue dei vinti, quelli tristi
e anche quelli convertiti al nichilismo divertito del reduce pagato con monete false.
Eroi che amano musiche melodiche
e parlano pacatamente con frasi scolpite nel legno di una quercia.
Accetterò solo le loro conclusioni gelide il giorno della rivelazione, parole come lame di cristallo,
addolcite da refoli di vento caldo, provenienti dai pub affollati delle vie di sotto.
Non accetterò lezioni da piccolo-borghesi con maschere
che nascondono vite ordinarie e nevrosi di colletti bianchi.
Non accetterò benedizioni di eruditi gonfi di retorica
e orgogliosi dei loro assiomi da codardi, gole ululanti della propaganda dei servi.
Che si fottano quelli pieni di titoli di studio,
che non hanno mai provato nemmeno una volta nella vita
il brivido del malaffare e di vite sospese
Giorno di regalìe del resto vacuo e smisurato di ciò che resta di noi. Simulacri vestiti a festa corrono frenetici , mangiando dolciumi in onore del Dio che nasce, mentre arraffano cimeli dell'apocalisse. Mi ritrovo immerso nel muschio selvaggio e nei religiosi silenzi, salmodiando il senso della vita con carovane di penitenti. Tutte le ferite tacciono, tutti i gemiti si trasformano in sinfonie di cuori senza più nemmeno l'ombra della tragedia . È Natale, il giorno della vittoria sui morti viventi
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