Accetterò lezioni solo da chi ha fatto la guerra,
quelli sporchi del sangue dei vinti, quelli tristi
e anche quelli convertiti al nichilismo divertito del reduce pagato con monete false.
Eroi che amano musiche melodiche
e parlano pacatamente con frasi scolpite nel legno di una quercia.
Accetterò solo le loro conclusioni gelide il giorno della rivelazione, parole come lame di cristallo,
addolcite da refoli di vento caldo, provenienti dai pub affollati delle vie di sotto.
Non accetterò lezioni da piccolo-borghesi con maschere
che nascondono vite ordinarie e nevrosi di colletti bianchi.
Non accetterò benedizioni di eruditi gonfi di retorica
e orgogliosi dei loro assiomi da codardi, gole ululanti della propaganda dei servi.
Che si fottano quelli pieni di titoli di studio,
che non hanno mai provato nemmeno una volta nella vita
il brivido del malaffare e di vite sospese
Esistiamo per noi stessi e per pochi altri, parenti amici e testimoni della rotta oscura. Tutto ciò nella bufera sommessa della ricerca di un nuovo linguaggio. Non lo trovo questo nuovo linguaggio, se non nelle note sconnesse di un pomeriggio di ricordi tristi, per cui non rompetemi l'anima, io parlo con la mente rivolta ai disperati. Mi dispiace solo che l'esistenza sia una nebulosa con pochi pixel. Vorremmo esistere, ma abbiamo poche prove dell'evidenza di un bagliore di anime
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