Non è tanto l'idea della morte in sè
che dopo lunga decantazione diventa sopportabile.
Nemmeno l'idea della sofferenza
che ci si immagina come una nuvola nera
che presto esplode le sue gocce imbrunite
e lascia spazio ad albe allucinate.
E' piuttosto il fastidio dell'attimo
che fugge senza lasciare ombre di infinito
Giorno di regalìe del resto vacuo e smisurato di ciò che resta di noi. Simulacri vestiti a festa corrono frenetici , mangiando dolciumi in onore del Dio che nasce, mentre arraffano cimeli dell'apocalisse. Mi ritrovo immerso nel muschio selvaggio e nei religiosi silenzi, salmodiando il senso della vita con carovane di penitenti. Tutte le ferite tacciono, tutti i gemiti si trasformano in sinfonie di cuori senza più nemmeno l'ombra della tragedia . È Natale, il giorno della vittoria sui morti viventi
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