È tempo ormai che ho smesso di menare le mani,
ma posso sempre ricominciare,
in fondo diceva l'amico dei bassifondi
è come andare in bicicletta.
Non sopporto l'ombra nera che avvolge tutto
e offusca ogni memoria di ponti sull'acqua e di
maldestri abboccamenti di femmine col cuore in affanno.
Non sopporto la vigliaccheria che ti avvelena l'animo
e proietta immagini della violenza benedetta dal cattivo maestro
o usata come un destino di pietra dal sicario dell'ultima serie TV,
surrogati della forza interiore dell'Übermensch.
Eppure è lì, nella violenza, nell'amaro in bocca, nei rimpianti
e nel ruggito dell'eroe che intravedi la salvezza e l'onore
Giorno di regalìe del resto vacuo e smisurato di ciò che resta di noi. Simulacri vestiti a festa corrono frenetici , mangiando dolciumi in onore del Dio che nasce, mentre arraffano cimeli dell'apocalisse. Mi ritrovo immerso nel muschio selvaggio e nei religiosi silenzi, salmodiando il senso della vita con carovane di penitenti. Tutte le ferite tacciono, tutti i gemiti si trasformano in sinfonie di cuori senza più nemmeno l'ombra della tragedia . È Natale, il giorno della vittoria sui morti viventi
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