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Giano Bifronte

Giano bifronte,
betulle di sangue e memorie dell'orbo di sotto.
Guerra di orridi consigli
e coscienze disperse nei vicoli di Leopoli.
Donne del Donbass che fabbricavano bombe per il partito,
vecchie, rancorose ormai, aspettare sull'uscio di casa la benevolenza di
donne col saio e uomini accalorati.
Giano bifronte,
Gaza non vale una messa
e nemmeno la pietà di infami belanti.
Polvere di mattoni, rotte di fumo
e sangue atteso.
Pianure, pianure, detriti, memorie cancellate, volte di cannoni.
Normalità cancellata
la domenica della partita e delle risa di donne, freni stridenti
del carretto dei bambini.
Camici insanguinati dei tirocinanti dell'est, bravi medici,
e padri e figli del rancore.
Gaza, Ucraina, Ucraina, Gaza, la notte dei corvi viventi
spazza via ogni ragione complice, prigionieri del vento oblungo.
Giano bifronte,
infami flagelli che non coprono le urla di madri, sedano con l'alcol e cattivi presagi
la coscienza del secolo breve

 

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Vergogna

  Tutto degrada tranne la vergogna, nei cuori di tenebra non c'è vergogna. Vergogna è ansimare di cupi teatranti e sentimenti di mezzi uomini. Vergogna è anima di agnello sfuggito al latrare dei cani, vergogna è il ciglio abbassato del superuomo e il desiderio di morire restando vivi   Voglio seppellire la vergogna nell'oscurità del borgo  e nella gaiezza dei conventi, voglio dimenticare il sangue, il lavacro degli dei, le colpe del mondo profondo e tetro.

La violenza

È tempo ormai che ho smesso di menare le mani, ma posso sempre ricominciare, in fondo diceva l'amico dei bassifondi è come andare in bicicletta. Non sopporto l'ombra nera che avvolge tutto e offusca ogni memoria di ponti sull'acqua e di maldestri abboccamenti di femmine  col cuore in affanno. Non sopporto la vigliaccheria che ti avvelena l'animo e proietta immagini della violenza benedetta dal cattivo maestro o usata come un destino di pietra dal sicario dell'ultima serie TV, surrogati della forza interiore dell'Übermensch. Eppure è lì, nella violenza, nell'amaro in bocca, nei rimpianti e nel ruggito dell'eroe che intravedi la salvezza e l'onore

Ucraina

  Domani vado in Ucraina, spogliandomi di senso. Vado con i miei compagni di disarmo, porto beni e la voglia di toccare con mano i campi minati e le trincee fra le messi di grano. Domani vado in Ucraina, salviamo umani. Andriy, Danylo, Oleh, Tapac, Alina, Mikhaylyna, Oleksandra Dove siete? Giacete nelle ferite della terra, custodi del fango Ucraina, chi cerca le tavole spoglie dei morti e le bandiere che ricordano le rosse primavere? Udiamo solo urla di donne e uomini contro i zeloti dell'orso oscuro. Domani vado in Ucraina con i miei compagni di disarmo porto luci ed ombre porto parole sincere porto sangue dalle viscere dell’orso porto verità di donne porto preghiere dai conventi dell’Apocalisse Ricordiamoci lo scorrere dei fiumi e l’aria densa della ruggine dei carri armati seguiamo le orme dei condottieri e il soffio della paura