Da tempo rifletto sul timore di molti di noi di fronte al fenomeno migranti. Nella mente di ognuno, attraverso un determinato lessico diffuso dai media si materializza la paura dell'invasione. Analizzando da vicino questa paura per puro meccanismo associativo, ascientifico e arbitrario, mi sono convinto che la paura assume la forma dell'immagine di un isola felice, l'ultima rimasta al mondo, assalita da invasori che provengono da un mondo alla rovina, alla ricerca di un posto sicuro dove stare, sopravvivere e sognare la prosperità. Ecco questa immagine apocalittica segna l'immaginario di chi ha paura e vive certi fenomeni come una violazione del proprio spazio vitale. Hai voglia a convincere le persone con motivazioni umanitarie, razionali o evocando un'empatia e una solidarietà totalmente annullate dalla paura, che invece è un istinto primario, che ci viene dalla parte più ancestrale del nostro cervello ed è un animale selvatico difficile da domare. La paura innesca il panico della fine, quella piccola parte di mondo a cui sei ancorato e dove ha il privilegio di vivere, verrà presto infettata dagli invasori e ogni spazio vitale verrà definitivamente distrutto. Un'angoscia mortale che conduce all'egoismo e al compiacimento della violenza.
Finchè non affrontiamo questa paura, espicitandola prima di tutto e fornendole un antidoto valido, una buona fetta di gente "normale" continuerà ad avere paura e sarà sempre più incattivita.
L'antidoto è a mio modesto avviso è una comunità di persone con forti vincoli, che sia in grado di produrre un senso alla realtà che ci circonda. Comunitarismo? No, la comunità non è un vessillo escludente per come la intendo io, ma al contrario un luogo inclusivo dove sentirsi al sicuro e riconoscersi nell'altro. Una comunità può dare un senso alla solidarietà, ma allo stesso tempo fornire una visione globale dei fenomeni. Insomma un luogo dove capisci che è giusto e doveroso accogliere chi cerca riparo e accoglienza, ma dove in egual misura acquisti la consapevolezza delle cause dei problemi e riesci a intravedere le possibili soluzioni. Occorre che la paura si plachi con la fede, non necessariamente religiosa
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