La politica è o sarebbe l'arte del possibile. Questo possibile in Italia è stato meticolosamente recintato, presidiato e privatizzato da una classe politica fatta di persone volutamente ignoranti e altamente distruttive, che hanno ingabbiato ogni senso comune della politica stessa dopo averlo buttato in un'arena di sputi, peti e pernacchie. Tutto ciò senza fare qualcosa di utile nemmeno per sbaglio, a parte qualche piccola correzione alla legge Fornero ad opera di uno dei peggio.
Parliamoci chiaro, in un situazione del genere c'è chi ci campa alla grande, come certi industriali del nord, che si attaccano alla filiera tedesca, e c'è chi campicchia, come un ceto medio residuale, deapauperato e in stato confusionale, ma che ancora conserva una certa capacità di spesa (fra questi lettori di Repubblica, buona parte vota il PD). Gli altri, giovani precari, disoccupati, pensionati e detentori di salari da fame se la cavano da male a malissimo, visto l'aria che tira. Questi ultmi dato che il possibile è occupato da certi partiti preferiscono astenersi o votare gli stessi partiti per una malintesa convenienza o per dare sfogo a quegli istinti malsani, concimati a dovere, che gli covano dentro.
Non so esattamente cosa possa conseguire da tuto ciò, non ho abbastanza strumenti per indicare un'alternativa, ma la parola stessa credo che indichi una strada. Il fatto è che ogni alternativa si presenta con il marchio di una scadenza a breve e con una dichiarazione di orgogliosa apparrtenenza a una minoranza indomita. Questo è il problema.
Dateci un'alternativa netta, maggioritaria, che si proponga di assaltare il cielo, pronunciata con parole convincenti e un fare deciso e vi seguiremo ovunque.
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