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Abbiamo bisogno di una teoria...

Abbiamo bisogno di una teoria, solida e convincente, che spieghi quello che sta accadendo nel mondo e ci indichi le pratiche efficaci per cambiarlo. Non serve andare in TV se non riesci a farti conoscere diversamente. Fossimo tutt'uno l'azione sui social sarebbe efficace, così produciamo solo rumore di fondo, un brusio che è il risuonare di piccoli ego in cerca di visibilità. Personalmente mi sono rotto dei distinguo e delle discriminanti, c'è una linea, contro il liberismo e contro le guerre. Per una redistribuzione della ricchezza e un'ecologia che non sia solo giardinaggio come dice qualcuno. Ma ci vuole una teoria e sono certo che ce l'abbiamo, dobbiamo solo renderla visibile. Non è più una questione di classe è una questione di scelte e di passione. Una questione di ragione e di scopi elevati. Come si da il senso di una teoria e di un'affiliazione? Questo dovremmo chiederci. Simbologie, mito delle origini, sono prese in giro lo so, ma dobbiamo trovare qualcosa di adatto che sotituisca tutto ciò, come fece la lega. Loro avevano i loro riferimenti sociali, noi i nostri, ci seguiranno, proletari e borghesi "illuminati", giovani e anziani. Dobbiamo solo creare uno spazio fisico e virtuale dove accoglierli, come in una comunità di simili

 

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Vergogna

  Tutto degrada tranne la vergogna, nei cuori di tenebra non c'è vergogna. Vergogna è ansimare di cupi teatranti e sentimenti di mezzi uomini. Vergogna è anima di agnello sfuggito al latrare dei cani, vergogna è il ciglio abbassato del superuomo e il desiderio di morire restando vivi   Voglio seppellire la vergogna nell'oscurità del borgo  e nella gaiezza dei conventi, voglio dimenticare il sangue, il lavacro degli dei, le colpe del mondo profondo e tetro.

La violenza

È tempo ormai che ho smesso di menare le mani, ma posso sempre ricominciare, in fondo diceva l'amico dei bassifondi è come andare in bicicletta. Non sopporto l'ombra nera che avvolge tutto e offusca ogni memoria di ponti sull'acqua e di maldestri abboccamenti di femmine  col cuore in affanno. Non sopporto la vigliaccheria che ti avvelena l'animo e proietta immagini della violenza benedetta dal cattivo maestro o usata come un destino di pietra dal sicario dell'ultima serie TV, surrogati della forza interiore dell'Übermensch. Eppure è lì, nella violenza, nell'amaro in bocca, nei rimpianti e nel ruggito dell'eroe che intravedi la salvezza e l'onore

Giano Bifronte

Giano bifronte, betulle di sangue e memorie dell'orbo di sotto. Guerra di orridi consigli e coscienze disperse nei vicoli di Leopoli. Donne del Donbass che fabbricavano bombe per il partito, vecchie, rancorose ormai, aspettare sull'uscio di casa la benevolenza di donne col saio e uomini accalorati. Giano bifronte, Gaza non vale una messa e nemmeno la pietà di infami belanti. Polvere di mattoni, rotte di fumo e sangue atteso. Pianure, pianure, detriti, memorie cancellate, volte di cannoni. Normalità cancellata la domenica della partita e delle risa di donne, freni stridenti del carretto dei bambini. Camici insanguinati dei tirocinanti dell'est, bravi medici, e padri e figli del rancore. Gaza, Ucraina, Ucraina, Gaza, la notte dei corvi viventi spazza via ogni ragione complice, prigionieri del vento oblungo. Giano bifronte, infami flagelli che non coprono le urla di madri, sedano con l'alcol e cattivi presagi la coscienza del secolo breve