Sempre la malattia del tempo,
colora di tinte vorticose e di scura malinconia
le ombre che si intravedono dalla finestra,
mentre scorre vivido lo sciame grigio dell'autunno.
Sono esattori dei debiti con la morte e non fanno sconti,
una vita per un brivido o per una forte delusione.
Si inganna l'attesa con compiaciuta indifferenza,
accompagnati da sinfonie jazz, ricordi di vecchi amori mai sopiti
e rimpianti di guerriero del sol di levante,
con le sue piastrine unte di grasso di balena.
Non rammento più il canto delle sirene,
il vociare insulso dei perdenti
e lo scorrere del tempo nelle gare fra ego immaturi.
Ricordo bene però il profumo dolciastro del mosto e
quello fruttato del rosso rubino.
Ricordo bene anche il profumo insolito e presto familiare della cannabis,
il prendiamoci il cielo e le diecimila anime scomposte e impazienti.
Ancora una volta,
ancora un'altra occasione
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