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Il Dio del peccato

Siamo tutti degni di perdono, 

noi che guardiamo crescere le felci irrorate dal pianto

e aspettiamo la fine del dolore 

che accompagna il suono delle foglie autunnali che cadono,

e nemmeno ci consolano più.

Siamo tutti degni di perdono noi che nasciamo

viviamo e moriamo

e ci annunciamo con squilli di tromba 

anche quando la folla riunita applaude l'ultimo dei cretini.

Siamo tutti degni di perdono quando annunciamo la morte di Dio,

e ci affidiamo al giudizio di eunuchi indaffarati.

Siamo tutti degni di perdono anche quando togliamo vite 

per  il cuore grande e per il furore dei cieli inondati di sangue.

D'accordo, il perdono è nostro, adesso possiamo peccare.

Vorrei dire però che il perdono mi consola per gli altri

ma non per me stesso, 

perchè io sono l'unico giudice dei miei peccati 

e non mi do appello.

Nell'ultima fase del morbo profano del tempo

vorrei  tornare all'epoca dei cavalieri dal cuore impavido 

e della pietà che sprona il cavallo per salvare l'ultimo dei derelitti. 

Vorrei essere servo della tradizione dell'onore 

e guardare negli occhi, fiero e senza dubbi

il servo fuggito dalle galere del mare

inseguendo lo sguardo tiranno dell'amore della propria donna.

Vorrei fare come se Dio esistesse 

e mi comandasse di peccare per

ingannare il peccato



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