Ognuno è combattutto dal volere
e dal dovere,
a parte i senz'anima,
che frugano nelle tombe oscure
i fremiti della paura.
Vorremmo essere l'esempio
e guidare i nostri verso le
vittorie del senso della storia
e balli gioiosi, tutti fatti
e desiderosi di corpi.
Dovremmo però essere migliori,
guardare negli abissi,
raccogliere il dolore delle vedove
e prendere a calci cartomanti
e servi del potere.
Oggi è il sabato del selvaggio,
vorremmo partire con un'orda di indemoniati
e mettere a ferro e fuoco la città,
marchiando con penne insanguinate
i vicoli contorti dello struscio della festa.
Dovremmo però ignorare il dolore,
il senso rannicchiato e i ricordi degli anziani,
violati dalla barbarie
di chi ingnora le carezze
e ascolta solo la rabbia.
Vorremmo infine ignorare le colpe
e tramutarle in ordinari lasciti
di tempi di fuoco
e profumi di lavanda.
Vorremmo seppellire i dilemmi etici
e metterci una croce sopra,
per indicare ai viandanti
il cammino verso una pacifica perdizione.
Dovremmo però lasciar perdere i lamenti,
i conflitti interiori,
copie conformi di una società corrotta
in pulviscoli di verità.
Si può fare se solo ci lasciate
le nostre icone, immagini severe
di una tradizione di piromani folli
e giocatori d'azzardo,
e ci abbandonate in un comodo chalet di montagna,
a fumare un buon sigaro
e sorseggiare un buon brandy
davanti al camino
"L'infame involontario" è un membro di una ristretta categoria di persone, di per sè non necessariamente disoneste intellettualmente. L'infame involontario però è pur sempre un infame, oggettivamente spregevole nel suo esprimersi e nella costruzione delle sue tesi. A differenza dell'infame "volontario" soggettivamente infame, che coltiva la sua infamia in piena sintonia con la sua personalità, senza alcun senso di colpa ed è totalmente asservito alle esigenze del potere, l'infame involontario ha una storia travagliata alle spalle, fatta di conflitti interiori, di esperienze al limite, spesso contrassegnate dalla violenza come emersione di un percorso interiore in cui il parassita della doverizzazione ha imposto scelte radicali seppur sofferte. Parliamo di una visione della giustizia universale dove si impone la scelta di stare dalla parte del più debole e degli sfruttati senza fare sconti alla propria coscienza, consapevoli di dover compiere scelte ...
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