Il mio nome è qualcuno,
qualcuno che vorrebbe
scrollarsi di dosso
la tristezza di mondi cupi
è la fretta del disonore.
Cosa ho fatto per
meritare un posto fra coloro
che costruiscono ponti
tremolanti fra mondi
di bianchi e neri,
maschi
e femmine,
carnivori
e vegani,
pragmatici ragionieri
e protettori dell'orsa malvagia?
Niente, solo di tanto in tanto
discese verso gli inferi
e invocazioni al nulla eterno
per curare pulviscoli di anima
dispersi dal vento dell'est.
Domani compiremo l'ultimo giro del mondo,
capiremo se il secolo delle
passioni tristi è alla fine
o se dobbiamo aspettarci altre guerre
e altre epidemie di cervelli sanguinanti
e albe fiaccate da attese ribelli.
Il racconto va avanti,
le narrazioni proseguono,
perchè il nulla ha molto spazio
per le digressioni dei vinti.
Non c'è nessun messaggio di speranza,
se vogliamo scolari col fucile in spalla
dobbiamo rimettere indietro
le lancette del tempo
Ikigai Sotto il fusto dell'olmo , carezzati da brezze unte di resti avari e odori della periferia. Il senso di che. Le medaglie che mostriamo sono antiche promesse di guerra, di eroismo e di sangue, sopra strade lastricate di mosaici sulla via di Santiago . Eppure ci piaceva l'odore della polvere da sparo, le corse vertiginose e le notti passate a bere e a costruire fantasie di donna. Penso al senso del tutto, raccontato nella novella del solito Sabato, tutti stretti fra le spire di fumo di sigaretta e la noia per il mattino di sudore. La sera finalmente si beve di nuovo, le angoscie scivolano nell'ombra di suono, il solito locale, infestato di sguardi untuosi e di capelli esageratamente ispidi e raccolti. Ikigai, si rinnova la promessa, ma il tempo scorre leggero fra le nuvole della montagna e il viaggio di Agosto verso la Catalogna . Ci rivedremo a contare gli anni che mancano ...
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