La quercia ci scruta.
Non ha un'autocoscienza,
ma assolve al brulicare di corpi
che infestano il suo cammino
Osserva con occhio distopico, tetragono,
i mulinelli di vento e le speranze degli scolari.
Immagino la comunità delle querce
che non può marciare verso soli di cera
e non ne sente il bisogno.
Vorremmo essere quelle querce
e non ricordare l'addio al fratello
e al genitore, che attende
le pupille infuocate sul limitare
dell'ombra che custodisce una lapide.
Poi torna l'allegria dei gesti contesi,
la nenia del sub specie aeterniatis
e la loggia dei sanpietrini,
dove ti giochi
spiccioli di fortuna
da grattare con le unghie.
Rimane l'amore eterno,
la caffettiera che bivacca sul fuoco
e emette richiami di merli,
l'immagine di una donna
che si alza dal letto
indossando la tua camicia.
Bello,
ma troppo provvisorio per desiderare
di vedere un giorno le albe di Antares
Non sono mai stato a Gaza ma ho visto la mia immagine riflessa sui palazzi bruciati e sulle facce segnate da tatuaggi di guerra di adolescenti Si fanno selfie fra le macerie dedicandoli al cuore avvizzito di dame protese a cercare l'inferno. Non ho mai combattuto seriamente e non ho mai visto il sangue scorrere da ferite mortali in un campo di battaglia, ma ho visto la mia immagine riflessa sulle baionette intinte di veleno. Oggi pensavo che vigliacco sono a non desiderare una morte eroica in battaglia e preferire ricordi spenti nell'alcol e la pace dei sommi sacerdoti del nulla alle sagge parole degli infami col martello di Thor. Non sono mai stato da nessuna parte, nei vicoli ruvidi che risuonano delle grida di ladri e prostitute, nei bassifondi popolati da larve umane con le facce scavate e i denti marci, che cercano rifugio dalla propria coscienza fra le braccia del fentanyl. Nei centri di salute mentale con le navi dei fo...
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