La quercia ci scruta.
Non ha un'autocoscienza,
ma assolve al brulicare di corpi
che infestano il suo cammino
Osserva con occhio tetragono
i mulinelli di vento e le speranze degli scolari.
Immagino la comunità delle querce
che non può marciare verso soli di cera
e non ne sente il bisogno.
Vorremmo essere quelle querce
e non ricordare l'addio al fratello
e al genitore, nella coltre inferma che custodisce una lapide.
Poi torna l'allegria,
la nenia del sub specie aeterniatis, la loggia dei sanpietrini,
dove correvi con la bambina bionda, mano nella mano, a cercare granelli di fortuna.
Rimane l'amore eterno,
la caffettiera che bivacca sul fuoco
e emette richiami di merli,
l'immagine di una donna
che si alza dal letto
indossando la tua camicia.
Bello,
ma troppo provvisorio per poter
vedere un giorno le albe di Antares
Ikigai Sotto il fusto dell'olmo , carezzati da brezze unte di resti avari e odori della periferia. Il senso di che. Le medaglie che mostriamo sono antiche promesse di guerra, di eroismo e di sangue, sopra strade lastricate di mosaici sulla via di Santiago . Eppure ci piaceva l'odore della polvere da sparo, le corse vertiginose e le notti passate a bere e a costruire fantasie di donna. Penso al senso del tutto, raccontato nella novella del solito Sabato, tutti stretti fra le spire di fumo di sigaretta e la noia per il mattino di sudore. La sera finalmente si beve di nuovo, le angoscie scivolano nell'ombra di suono, il solito locale, infestato di sguardi untuosi e di capelli esageratamente ispidi e raccolti. Ikigai, si rinnova la promessa, ma il tempo scorre leggero fra le nuvole della montagna e il viaggio di Agosto verso la Catalogna . Ci rivedremo a contare gli anni che mancano ...
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