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L'alba della quercia

La quercia ci scruta.
Non ha un'autocoscienza,
ma assolve al brulicare di corpi
che infestano il suo cammino
Osserva con occhio distopico, tetragono,
i mulinelli di vento e le speranze degli scolari.

Immagino la comunità delle querce
che non può marciare verso soli di cera
e non ne sente il bisogno.
Vorremmo essere quelle querce
e non ricordare l'addio al fratello
e al genitore, che attende
le pupille infuocate sul limitare
dell'ombra che custodisce una lapide.

Poi torna l'allegria dei gesti contesi,
la nenia del sub specie aeterniatis
e la loggia dei sanpietrini,
dove ti giochi
spiccioli di fortuna
da grattare con le unghie.

Rimane l'amore eterno,
la caffettiera che bivacca sul fuoco
e emette richiami di merli,
 l'immagine di una donna
che si alza dal letto
indossando la tua camicia.

Bello,
ma troppo provvisorio per desiderare
di vedere un giorno le albe di Antares

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