Si vorrebbe cogliere ciò che di eterno c'è
nei cuori, nelle sorprese di Maggio
e nel folle vaneggiare.
Si vorrebbe guarire chi si è smarrito,
con odori di incenso
e raccomandazioni sull'infinito e oltre.
Si vorrebbe scorrere l'eterno sulle pagine di Marx
e nei volti dei perdigiorno,
nelle parole vuote di Foucalut
e nella salubre pratica
di medicine dell'anima,
ultimo rifugio di cappellai matti pentiti
e avidi.
Si vorrebbe cercare di nuovo la narrazione dei vinti
e vincere, come nell'ottobre
popolato di fantasmi riconoscenti.
Si vorrebbe cogliere ciò che di eterno c'è,
ma alla fine cosa c'è di più eterno del singolo uomo
e delle sue scommesse,
del suo sognare l'infinito e
le avventure di una notte.
Si vorrebbe tornare alle serate con gli amici e ai gesti folli
per strappare sorrisi e scacciare l'odore
di crisantemo, il fiore della morte.
Vorremmo cogliere ciò che di eterno c'è
nel risvegliarsi dal sonno della ragione
e scoprire che oggi è giorno delle partite di coppa.
Vorremmo, ma di infinito c'è rimasta
solo l'eterna ripetizione
Ikigai Sotto il fusto dell'olmo , carezzati da brezze unte di resti avari e odori della periferia. Il senso di che. Le medaglie che mostriamo sono antiche promesse di guerra, di eroismo e di sangue, sopra strade lastricate di mosaici sulla via di Santiago . Eppure ci piaceva l'odore della polvere da sparo, le corse vertiginose e le notti passate a bere e a costruire fantasie di donna. Penso al senso del tutto, raccontato nella novella del solito Sabato, tutti stretti fra le spire di fumo di sigaretta e la noia per il mattino di sudore. La sera finalmente si beve di nuovo, le angoscie scivolano nell'ombra di suono, il solito locale, infestato di sguardi untuosi e di capelli esageratamente ispidi e raccolti. Ikigai, si rinnova la promessa, ma il tempo scorre leggero fra le nuvole della montagna e il viaggio di Agosto verso la Catalogna . Ci rivedremo a contare gli anni che mancano ...
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